Premessa
Il complesso architettonico di Costa San Giorgio rappresenta, per la sua posizione e per i suoi caratteri, una delle principali emergenze nel patrimonio storico-artistico fiorentino: frutto di molteplici trasformazioni avvenute nel corso dei secoli, mantiene, come il volto di Firenze, un carattere e un impianto fondamentalmente medioevale. Il complesso nasce dalla fusione di due conventi con chiesa annessa; il più antico e sito a monte è quello di San Giorgio alla Costa o dello Spirito Santo, l'altro, sorto successivamente più a valle, è quello dedicato ai SS. Girolamo e Francesco. Entrambi  hanno subito nel tempo innumerevoli modifiche e rimaneggiamenti fino a fondersi in un'unica fabbrica.

Il convento di San Giorgio alla Costa o dello Spirito Santo
Sviluppata lungo l'omonima via sulla sponda sinistra dell'Arno, Costa San Giorgio sale su per la collina e segue poi il suo crinale verso Arcetri. Su tale strada, che varca la Porta di Arcetri sulla cerchia muraria del 1172 e la Porta di San Giorgio sul murus civitatis del 1333, sorge intorno al 1000 la chiesa di San Giorgio Martire. Le si aggregano in seguito gli oratori di San Sigismondo e di San Mamiano, fino alla costruzione del convento, esteso fino a via della Cava. Nel corso del tempo, in occasione dei vari passaggi di proprietà, il convento subì modifiche ed ampliamenti: si registrano trasformazioni nel 1435 e, in particolar modo, nel 1520 per volere di Lucrezia de' Medici, figlia di Lorenzo il Magnifico. In tale occasione vennero costruiti nuovi chiostri e dormitori ed “officine”. Tra il 1705 ed il 1708 la chiesa di San Giorgio venne interamente rinnovata da Giovan Battista Foggini e gli interni vennero decorati in stile rococò ad opera di Alessandro Gherardini ed Antonio Domenico Gabbiani.

Il convento di San Girolamo e San Francesco
Nel 1382 venne fondato, a fianco del convento di San Giorgio Martire, un secondo convento dedicato a San Girolamo e a San Francesco. Negli anni successivi, grazie a lasciti di illustri cittadini ed alle finanze messe a disposizione dal Comune, il convento si amplia con la realizzazione del chiostro, di nuove celle e dormitori, e di un orto. In effetti, la sua crescente rilevanza non è soltanto riscontrabile negli interventi edilizi di ampliamento e di rinnovo, ma anche nel numero delle suore che vi risiedevano: dalle 12 fondatrici si era passati a ben 130.

La soppressione dei due conventi
Fino al XVIII secolo i due complessi conventuali mantengono, in piena autonomia, due diverse linee evolutive: ciascuno sviluppa una vita propria, amministrativa, sociale e culturale e traccia due percorsi che ne determinano trasformazioni ed ampliamenti propri. Con l'avvento dell'Ottocento e delle vicende che interessano l'intero Paese, le storie dei due conventi, fin'allora distinte, si fondono insieme per percorrere lo stesso destino.
Come molti altri istituti religiosi della città, entrambi i conventi furono soppressi con la riforma napoleonica del 1808. Ripristinata la destinazione originaria degli immobili nel 1816, vennero definitivamente soppressi nel 1866 con il trasferimento a Firenze della capitale e la conseguente riorganizzazione delle diverse funzioni governative ed amministrative della città: gli edifici, accorpati insieme, divennero sede della nuova caserma di fanteria. Tali trasformazioni non riguardano solo il destino dei conventi di S. Giorgio e dei SS. Girolamo e Francesco ma si inquadrano in un più ampio quadro di profonde mutazioni del volto cittadino.
In un arco temporale di circa un secolo si susseguirono tre diverse soppressioni, la prima promossa da Pietro Leopoldo, poi quella francese dettata dal governo napoleonico, ed infine quella ordinata dal Regno d'Italia, le quali sottrassero un numero enorme di edifici sorti per destinazioni di carattere religioso e ora attribuite a nuovo uso. Le motivazioni che spinsero le tre soppressioni sono diverse tra loro e non possono essere accorpate in maniera generica, ma  in tutti e tre i casi, l'alienazione dei beni mobili ed immobili dei diversi ordini ed enti religiosi, comportò, da un lato, l'ingente reperimento di beni, e dall'altro, l'introduzione di nuove strutture civili con destinazioni d'uso spesso poco rispettose dei caratteri e delle peculiarità degli edifici coinvolti.
Sono soprattutto le grandi strutture conventuali, site nel centro della città, ad accusare maggiormente le ripercussioni della nuova politica riformista. Le loro notevoli dimensioni, oltre alla posizione immersa nel tessuto cittadino, consentono l'introduzione di tutti quei servizi e quelle funzioni a carattere civile che non potrebbero trovare un'opportuna collocazione nel centro urbano senza ricorrere obbligatoriamente ad ingenti operazioni di esproprio e di sventramento: del resto, questi cambi della destinazione originaria non si accompagnano quasi mai ad una scelta oculata di interventi rispettosi dei caratteri storici dei manufatti.

La conversione in caserma Vittorio Veneto
La trasformazione in caserma si inquadra all'interno di un fenomeno urbano che interessa l'intera città: dei 95 conventi fiorentini soppressi, ben 15 vennero mutati in caserma. L'intero complesso, occupato nel 1865 dal Governo italiano ai sensi della legge 22 dicembre 1865, venne adibito ad ambiente militare e destinato a un Reggimento di Fanteria; con il decreto di esproprio vennero occupate anche le chiese per motivi di pubblica utilità..
Le trasformazioni su Costa San Giorgio non risparmiarono nemmeno l'impianto originario dell'immobile, che venne parzialmente rimaneggiato a discapito dei caratteri storicizzati di epoca precedente. L'irregolarità sia in pianta che in elevato (i vari piani risultano infatti sfalsati tra loro a causa della naturale pendenza del terreno) ebbe chiaramente delle ripercussioni sulle operazioni di fusione dei due conventi. Del resto, è proprio sulla “cerniera” centrale che si registrano le modifiche più massicce.

L'istituzione della Scuola di Applicazione di Sanità Militare
Tra il 1926 ed il 1933 gli immobili vennero ulteriormente trasformati per ospitare la nuova sede della Caserma Vittorio Veneto. In tale sede venivano formati gli allievi ufficiali, medici e chimici farmacisti, per la Scuola di Applicazione di Sanità Militare: i locali si trasformano pertanto in aule di studio, dormitori, sale per la mensa, uffici per circa 600 allievi. La Scuola di Applicazione di Sanità Militare fu istituita con decreto del 18 novembre 1882 e venne aperta al pubblico il primo gennaio 1883: la struttura rappresentava uno dei più importanti centri di preparazione per i futuri medici militari. Infatti, ogni anno vi affluivano centinaia di giovani studenti per apprendere i dettami della medicina militare oltre alle doti per diventare un buon ufficiale.
La conversione a Scuola di Sanità militare appare dunque l'epilogo di una storia lunga dei secoli: una storia che ha visto susseguirsi numerose trasformazioni, frutto ed espressione dei bisogni e della volontà di una società in continua evoluzione.